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Grazie ai finanziamenti europei per la promozione dei prodotti agricoli e ad alcune iniziative, i vini vulcanici italiani potranno avere maggiore spazio nel mercato

Gli eroi d’Europa. Così sono definiti i protagonisti del progetto Heva (Heroes of Europe: volcanic agricolture), finanziato dal programma europeo sulla Promozione dei prodotti agricoli con quasi 3 milioni di euro e che vede al centro anche i “Volcanic wines” (brand comunitario registrato dal Consorzio Soave) di tutta Italia, ora pronti ad affrontare questa sfida ambiziosa.

Lo scopo dell’iniziativa è la promozione delle denominazioni d’origine di vini e formaggi – tra cui le denominazioni vinicole italiane Soave, Lessini Durello, Etna e Colli Euganei, solo per citarne qualcuno  – all’interno di ben 6 paesi europei: Germania, Svezia, Olanda, Spagna, Grecia e Italia. Per fare ciò si ricorrerà a ricche campagne social, masterclass e conferenze internazionali.

“Dopo 10 anni di impegno sul fronte dei vini vulcanici – racconta il presidente del Consorzio di Soave, Sandro Gini – ora stiamo raccogliendo i frutti che si traducono in tante iniziative non solo in Italia ma anche a livello europeo. I prossimi passi sono legati alla definizione delle regole comuni per l’uso del marchio e trasformare quella dei vini vulcanici in una vera e propria categoria da esibire anche sulle carte dei ristoranti, senza dimenticare il valore e la storicità delle denominazioni che ne sottendono”.

Sono 20mila gli ettari vitati Doc nei territori vulcanici italiani, che conferiscono ai vini un quid particolare. “L’espressività dei terreni vulcanici nei vini è assolutamente inconfondibile – spiega Paolo Fiorini, presidente del Consorzio Lessini Durello. – Non si tratta di una moda. È piuttosto il riconoscimento di uno stile unico, con una presa di coscienza da parte dei produttori. E d’altra parte la viticoltura si fonda da sempre sull’espressione di un terroir, che rafforza la comunicazione ed esprime caratteristiche peculiari”.

“Il suolo non basta a definire i nostri vini – sottolinea Antonio Benanti, presidente di Consorzio Etna. – È una variabile importante, ma poi si devono considerare il clima, l’altitudine e le varietà coltivate, oltre al lavoro dell’uomo. Il mix di tutte le componenti rende il prodotto unico”.