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Raccolta tardiva da record: sono gli ultimi grappoli ad essere raccolti dopo l’appassimento naturale in vigna. Lorin (Cantina Conselve): “Aumentiamo la produzione a 3.500 quintali per rispondere alle richieste”. Coldiretti Padova: “preziosa testimonianza di biodiversità”

Torna la vendemmia con la raccolta dell’uva di raboso lasciata ad appassire sulle vigne, destinata alla produzione del Friularo Docg, celebre vino che sarà consumato solo fra 7 anni dopo una lunga maturazione. E’ sicuramente una delle vendemmie più tardive d’Italia quella che in questi giorni, a partire dalla ricorrenza di San Martino, si svolge nei vigneti di Conselve e dintorni, zona di produzione del celeberrimo Friularo Docg, vino che viene dal freddo, come ricorda il nome per l’appunto, ottenuto dall’appassimento dei grappoli. Un grande vino rosso dal gusto inconfondibile, apprezzato soprattutto all’estero, dalla Svizzera al nord Europa, dove la domanda è in continua crescita. Così, nell’anno del coronavirus, in controtendenza, la Conselve Vigneti e Cantine sceglie di aumentare la produzione e raccogliere gli ultimi grappoli lasciati ad appassire naturalmente in vigna.

Un riconoscimento del valore della biodiversità dei nostri vigneti, sottolinea Coldiretti Padova, e della particolarità dei vini del territorio, anche di quelli di pianura che come il Friularo vantano un’antica tradizione tenuta in vita dai viticoltori più attenti al valore di queste produzioni. «Guardiamo con fiducia a questa varietà raccolta alle soglie dell’inverno» afferma Massimo Bressan «presidente di Coldiretti Padova «e alle aziende che custodiscono ed esaltano il valore della biodiversità, un buon segno per il futuro della nostra viticoltura».

«Avevamo già raccolto 2.500 quintali di uva raboso» spiega Roberto Lorin, presidente della cantina di Conselve «messa ad appassire nel fruttaio della nostra cantina. Quest’anno, vista la maggiore richiesta, abbiamo deciso di aumentare la produzione lasciando in vigneto altri mille quintali per la vendemmia tardiva di questi giorni, nel pieno della classica “estate di San Martino” che quest’anno ci sta regalando delle belle giornate miti baciate dal sole, ideali per l’ultima vendemmia dell’anno, dopo un autunno dalle condizioni favorevoli. Abbiamo messo in atto l’appassimento naturale del raboso in vigna con due tecniche: il taglio con la forbice del capo a frutto, il tralcio che porta il nutrimento ai grappoli e la pinzatura di ciascun grappolo per rallentare il flusso linfatico e favorire così un appassimento omogeneo. Per assaggiare il vino che ne uscirà dovremo attendere sette anni.

In tutto sono una trentina gli ettari di vigneto dedicati alla produzione del Friularo Docg – aggiunge Lorin – nei 14 Comuni della zona inseriti nel disciplinare di produzione. Il tutto con un una particolare attenzione alla sostenibilità, visto che tutte le 45 aziende che producono il nostro Friularo Ambasciatore hanno aderito al “sistema di qualità nazionale produzione integrata (SQNP), che prevede una significativa riduzione dei trattamenti in vigneto per una produzione più attenta alle ricadute ambientali. Quasi il 90% del nostro Friularo è diretto al mercato estero, dalla Svizzera alla Germania e tutto il nord Europa, con quotazioni stabili».

Fonte: Coldiretti Padova