Un allineamento alle norme europee per produrre vini di alta qualità e, al contempo, venire maggiormente incontro ai gusti dei mercati stranieri, soprattutto statunitensi, sudamericani e orientali: queste sono le due principali motivazioni per cui il Chianti Docg ha cambiato il disciplinare. Tradotto: ora c’è la possibilità di adottare un nuovo limite zuccherino (quindi il residuo zuccherino massimo), a partire dalla prossima vendemmia. La modifica è entrata ufficialmente in vigore l’8 agosto scorso con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
Il passaggio è stato fortemente sostenuto dal Consorzio del Chianti che ha fatto da portavoce delle aziende toscane e della loro necessità di allinearsi alle normative europee. Un processo di riqualificazione e riposizionamento sui mercati internazionali che segue la tendenza manifestata già da altre denominazioni in Europa.
“Dopo lungo lavoro che ci ha visti impegnati per tanto tempo, il ministero ha approvato la richiesta di modifica del disciplinare – sottolinea il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi -. Un processo di adeguamento alle normative europee che garantisce maggiore competitività e una maggiore capacità del vino Chianti docg di allinearsi ai gusti dei consumatori che inevitabilmente si modificano nel tempo. Ciò permetterà alle aziende interessate di poter presentare dei vini secchi, sempre di altissima qualità ma più graditi al palato dai mercati prevalentemente orientali e americani. Ci aspettiamo dunque un aumento delle vendite su mercati esteri”.
Dal punto di vista tecnico, l’allineamento del valore del residuo massimo zuccherino ai parametri comunitari previsti per i vini secchi consentirà di avere un parametro massimo pari a 4 g/l, oppure entro 9 g/l purché il tenore di acidità totale, espresso in grammi di acido tartarico per litro, non sia inferiore di oltre 2 grammi al tenore di zucchero residuo.